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Franca Bartesaghi

Maria Franca Bartesaghi nasce a Monza, dove vive e lavora. Già da bambina dimostra estro e temperamento d’artista. Incoraggiata dal padre, che vede in lei la “scintilla d’artista”, comincia a frequentare lo studio di un pittore milanese, Fioravante Arioli, divenendo presto la sua allieva prediletta.

Franca impara al suo fianco, come “in bottega”, le tecniche pittoriche e riesce a mettere a punto uno stile unico e
riconoscibile. Lei stessa, ricordando quegli anni, dirà:
In quel periodo apprendo da lui tutta la sua arte lavorando al suo fianco, senza fiatare. E’ una cosa  straordinaria che capita solo una volta nella vita”.

In questi anni insegna nella scuola statale la sua “materia”, traendo dal rapporto con gli alunni nuovi importanti stimoli, sia di natura artistica che umana: la sua spiccata sensibilità, infatti, la porta a frequentare un corso per seguire gli studenti portatori di handicap in modo tale da offrire anche a loro la possibilità di una reale integrazione e sentirsi parte viva del programma scolastico.

La Bartesaghi ha frequentato numerosi corsi nei vari settori artistici per acquisire capacità tecniche sempre più elevate per esprimere al meglio il suo mondo fatto di emozioni: il corso di arti grafico-pubblicitarie a Milano e la “Scuola libera del nudo” a Brera; apprende inoltre la tecnica delle icone russe in seguito a una casuale conoscenza con un monaco, producendone un’importante collezione. Sente emergere sempre più il desiderio di studiare e approfondire tutto ciò che riguarda il colore approfondendo l’argomento con metodo scientifico.

A Monza entra a far parte di parecchi circoli culturali ed artistici ed è socia fondatrice del teatrino della Villa Reale di Monza. Nel 1984 partecipa a una collettiva organizzata dal prof. Paolo Biscottini dedicata ai pittori di Monza e Brianza, esposta alla Villa Reale di Monza. Il successo decretato da quella esperienza le apre le porte per una mostra personale nell’ex Palazzo delle Poste con quaranta opere che hanno un riscontro strepitoso, raccogliendo consensi di pubblico e di critica. È un momento di grandi soddisfazioni per la carriera artistica della pittrice che in questo periodo incontra “il grande amore della sua vita”. Con lui convolerà a nozze dopo soli sei mesi, rapita da un sentimento “folle e smisurato”, pur non trascurando la pittura che resterà l’oggetto principale della sua vita. Ma la storia d’amore purtroppo ha un triste epilogo e la pittrice deve affrontare la tragica scomparsa del marito, cadendo nello sconforto ed entrando in una fase di blocco creativo.

Si trasferisce in Versilia, nella casa al mare, dove si riunisce con gli amici d’infanzia e promuove incontri culturali con pittori, scultori e scrittori provenienti da tutto il mondo. Fondamentale per il suo percorso è l’incontro con Romano Battaglia, giornalista, scrittore e pittore con il quale concepisce e realizza, dopo aver frequentato il caffè della Versiliana, il “Caffè Invernale”. È proprio grazie alla vicinanza di Romano Battaglia che inizia la “rinascita artistica” della pittrice che supera il blocco emotivo e ritorna a dipingere, nonostante lo scatenarsi di una serie di allergie che la costringono ad abbandonare la pittura ad olio per passare all’acrilico.

Sin dalle prime fasi di questo nuovo percorso creativo emerge la istintiva tendenza ad esprimersi quasi esclusivamente attraverso il colore e il “rifiuto” per la pittura figurativa: i soggetti diventano un alibi e quello che domina la tela sono sempre le grandi campiture di colore. Spazia dallo studio del bianco nel riflesso della luce, all’associazione dei primari e alle gradazioni tonali.

La vita artistica di Maria Franca Bartesaghi si distingue sempre per la sua istintiva capacità di reinventarsi: ogni ciclo pittorico risulta sempre diverso: mai monotono, complice anche l’incredibile energia che la contraddistingue, oltre a un desiderio irrequieto di lasciare “qualcosa” ai suoi ragazzi, ai suoi ex studenti, e alla prossima generazione di artisti e a tutti noi, desiderosi di bellezza. Quella bellezza, come scrive Thomas Mann, “divina e visibile a un tempo; ed è per questo che essa è la via al sensibile che porta l’artista allo spirito”.

Nuovo Ciclo Artistico